Unicredit, Intesa Sanpaolo e altre banche vogliono la tecnologia dei Bitcoin

21 Dicembre 2015

Quarantadue delle più grandi banche del mondo si sono unite nel progetto della startup newyorkese R3, intenzionata a “rivoluzionare” il mercato della finanza, così come “l’Internet ha cambiato [quello di] media e intrattenimento”. Tra queste compaiono i nomi anche di alcune banche italiane, Unicredit e Intesa Sanpaolo e banche che operano sul territorio italiano, come ING Bank e Deutsche Bank.

La chiave di questa “rivoluzione” è la tecnologia che si nasconde dietro i Bitcoin, la moneta elettronica distribuita in P2P, ovvero la sua Blockchain. Mentre i Bitcoin, per definizione fuori dal controllo di organi centrali e banche, continuano a trovare nuove applicazioni nel campo dei pagamenti online e in attività speculative, è la sottostante tecnologia a interessare di più gli investitori finanziari internazionali, che si preparano a mettere sul tavolo nel 2016 oltre un miliardo di dollari.

Che cos’è la Blockchain?

Una Blockchain è il registro digitale di tutte le transazioni avvenute, che per le sue proprietà crittografiche non può essere modificato. Questo database non è centralizzato e riservato, come un registro bancario, ma è pubblico e distribuito su più nodi. Tutti i nodi contengono una copia completa di tutte le transazioni e, grazie alla “magia” della matematica, tutte queste copie sono coerenti tra di loro.

Come suggerisce il termine, la blockchain è strutturata come una “catena di blocchi”: ogni blocco contiene una lista di transazioni eseguite in una certa data, tra due o più parti, con la valuta di riferimento (Bitcoin, ma la tecnologia può essere estesa a Euro, Dollari o qualunque altro bene). Ogni blocco contiene un “hash” del precedente blocco in catena: è facile calcolare l’hash di un blocco ma è molto difficile trovare un altro blocco con lo stesso hash. Grazie a questa proprietà, una volta che un blocco viene “incatenato” è praticamente impossibile modificarlo.

Quali potrebbero essere le applicazioni nella finanza?

Il potenziale di questa tecnologia è ancora in parte da scoprire ma le applicazioni al momento in fase di studio si estendono dall’ambito assicurativo a quello creditizio. In generale tutte le attività finanziarie che richiedono un organismo terzo fidato possono adottare un sistema del genere. Immaginiamo un pagamento internazionale tra due privati: oggigiorno una singola transazione viene rimbalzata tra molteplici enti e istituti bancari ed è soggetta a più di un controllo di sicurezza, che dilatano i tempi di completamento della transazione di più giorni.

Secondo gli investitori finanziari, un’infrastruttura simil-blockchain potrebbe far avvenire lo stesso processo in modo istantaneo, con gli stessi parametri di sicurezza. Il risparmio per l’industria bancaria dovrebbe essere enorme: si parla di 15-20 miliardi di dollari risparmiati all’anno.

Alcuni problemi vanno però ancora risolti: il principale che allarma gli organismi governativi è quello della possibile anonimità delle transazioni. I regolatori non potrebbero più in questo modo utilizzare i registri bancari per identificare atti di evasione o di finanziamento di attività criminali o terroristiche.

La startup R3 si è posta l’obiettivo di risolvere questo e tutti gli altri problemi e offrire una soluzione soddisfacente ai suoi prestigiosi partner. Il progetto, portato avanti dai tre team a Londra, San Francisco e New York, è quello di creare un protocollo open-source versatile che funga da base per le operazioni delle banche interessate. Le aspettative sono alte e le tabelle di marcia fitte: le prime soluzioni commerciali potrebbero vedere la luce già nel 2016.

R3 ha terminato il primo round di membership con le banche e si dirige ora alla ricerca di istituti finanziari non bancari interessati al progetto. Questa è la lista delle banche finora entrati nel consorzio:

Banco Santander, Bank of America, Barclays, BBVA, BMO Financial Group, BNP Paribas, BNY Mellon, CIBC, Commonwealth Bank of Australia, Citi, Commerzbank, Credit Suisse, Danske Bank, Deutsche Bank, J.P. Morgan, Goldman Sachs, HSBC, ING Bank, Intesa Sanpaolo, Macquarie Bank, Mitsubishi UFJ Financial Group, Mizuho Financial Group, Morgan Stanley, National Australia Bank, Natixis, Nomura, Nordea, Northern Trust, OP Financial Group, Scotiabank, State Street, Sumitomo Mitsui Banking Corporation, Royal Bank of Canada, Royal Bank of Scotland, SEB, Societe Generale, Toronto-Dominion Bank, UBS, UniCredit, U.S. Bancorp, Wells Fargo and Westpac Banking Corporation.

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